L’indagine, svolta dai carabinieri della Stazione di Grazianise, è stata avviata nel mese di novembre 2014, a seguito di controllo di polizia operato nei confronti di un giovane tossicodipendente, e si è conclusa nel mese di febbraio di quest’anno. Essa si è giovata di un’intensa attività di intercettazioni telefoniche, oltre che di servizi di osservazione, pedinamento e controllo.
Il giovane tossicodipendente controllato dai militari aveva loro riferito a verbale di aver acquistato lo stupefacente, come del resto in altre occasioni, da uno spacciatore di colore operante in Castelvolturno presso un edificio ubicato di fronte ai locali della “Caritas”, attualmente in disuso e in stato di abbandono. Ai militari tale edifìcio era già noto come punto di incontro di tossicodipendenti e spacciatori. Pertanto, ne avevano fatto oggetto di specifica osservazione. L’indagine, nel prosieguo, ha consentito, nel suo complesso, di accertare che: – lo stupefacente veniva lavorato e tagliato in Castelvolturno, presso l’abitazione di soggetti di origine africana;
– veniva quindi ceduto a italiani, provenienti soprattutto dalle province di Latina e Frosinone: costoro si recavano in Castelvoltumo, presso il suddetto edificio — divenuto, nel tempo, vero e proprio “supermarket della droga” e comunemente indicato dagli indagati, nelle loro conversazioni telefoniche, come “/a Caritas” o “/ ‘ufficio” —, proprio per acquistare lo stupefacente e, successivamente, smerciarlo al dettaglio nelle zone di provenienza;
– lo stupefacente, in alternativa, veniva consegnato “a domicilio” a pusher di altre aree, da parte di corrieri italiani, in buona parte donne, che occultavano la droga nelle parti intime, al fine di eludere i controlli.