La Polizia di Latina ha sequestrato tutti i beni riconducibili a Pietro Paolo Feola, 48 anni, legato in passato agli ambienti della malavita pontina. La sua carriera delinquenziale è iniziata nel ’90 quando venne arrestato per tentato omicidio, tentato sequestro di persona, rapina aggravata per aver aggredito e accoltellato,insieme ad un tunisino, il proprietario di un locale pubblico per strappargli la catenina che aveva al collo. Si accompagnava con i noti pregiudicati Iosca e Carlo De Bellis con i quali era stato denunciato per vari reati tra cui lesioni personali, minaccia aggravata e porto abusivo di armi, stupefacenti, falso ricettazione. Negli anni ’90 Feola ha fatto parte di uno dei due gruppi di criminali che, per l’acquisizione di una posizione di predominanza nell’ambito della locale criminalità organizzata dedita alla commissione di reati contro il patrimonio e il traffico di stupefacenti, causò il conflitto a fuoco avvenuto in questo capoluogo nel Gennaio 1993 e a seguito del quale morì Carlo De Bellis. Nel 1995 fu arrestato per una rapina in danno di una gioielleria che da indiscrezioni dell’epoca, si disse in giro, gli fruttò circa 100 milioni di vecchie lire. Nell’anno successivo fu sottoposto, per tre anni, alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di P.S. con obbligo di soggiorno a Latina. Negli anni successivi fu arrestato per detenzione e traffico di stupefacenti, rapina, usura, estorsione e si accompagnava con il noto pluripregiudicato Alessandro Radicioli, poi ucciso in un agguato in Sezze. Nel 1999 la Corte di Cassazione emise a suo carico sentenza di conferma della condanna in appello del Tribunale di Bologna per una rapina effettuata in quella città, in concorso con gli altri pregiudicati, che fruttò un bottino di 250.milioni di lire in gioielli e di 92 milioni in assegni e contanti.
Nel 2004 il Corpo Forestale dello Stato di Latina lo ha denunciato per aver realizzato su terreno agricolo un basamento in cemento armato e blocchetti delle dimensioni di mq 261 modificando, pertanto l’assetto urbanistico territoriale della zona, modificando quindi anche lo stato dei luoghi, provocando un mutamento ed alterazione di sostanziale rilievo estetico e funzionale. Alla struttura, sottoposta a sequestro venivano apposti i sigilli che venivano reiteratamente violati da Feola, fino alla realizzazione di una lussuosa villa con piscina. Per le continue violazioni il NIPAF eseguiva anche un ordine di custodia cautelare in regime di arresti domiciliari.
Gli investigatori , in questo caso, hanno richiesto solo la misura patrimoniale perché secondo le risultanze degli accertamenti gli averi di Feola e dei suoi familiari sono da considerarsi frutto di un accumulo illecito. I magistrati hanno ritenuto che tutte le sue disponibilità appaiono sproporzionate rispetto ai redditi dichiarati avendo motivo di presumere che essi siano il risultato di attività illecite ovvero ne costituiscano il reimpiego. Il complesso mobiliare, immobiliare e finanziario sequestrato, per un valore di circa 1 milione di euro, intestati al proposto, alla convivente, al figlio della convivente, si concretizza in un terreno di oltre 8000 metri quadri su cui sono costruite due ville e una piscina, inoltre sono stati sequestrati 3 autovetture, 1 motociclio, 5 conti correnti, 4 libretti postali, 3 polizze pegno, 2 carte post pay, 1 impresa individuale .