Naim Araidi poeta, docente universitario ed ex ambasciatore di Israele è stato protagonista questa mattina ad Aprilia all’incontro con le seconde e terze della scuola media Menotti Garibaldi per parlare di pace, di democrazia e soprattutto di poesia. Il poeta 64enne, tra i più attivi intellettuali israeliani nel mondo, è stato accolto dalla vicepreside Paola Mollo, dalla coordinatrice Franca Palmieri e dall’Assessore alla Pubblica Istruzione Francesca Barbaliscia.
Accompagnato da Stefania Battistella, autrice che ha curato la pubblicazione in Italia di “Canzoni di Galilea”, Naim ha risposto all’invito dei docenti della Menotti Garibaldi. 179 alunni di 8 classi hanno ascoltato le parole del poeta israeliano. «Non so bene come esprimere la mia gioia per questa giornata – ha detto Araidi in inglese – e trovare tanti giovani studenti che hanno a cuore ciò che accade nel mondo, ma soprattutto la speranza nel futuro. Siete la nuova generazione che deve fare qualcosa per l’umanità. Quella che viviamo è una stagione pericolosa, stiamo diventando tutti delle macchine, tutto è materiale e tecnologico». Gli studenti nel corso delle ultime settimane hanno studiato in maniera approfondita la tematica dell’integrazione tra i popoli, informandosi su quanto sta accadendo nel mondo – le guerre in Medio Oriente, l’Isis, l’attentato a Charlie Hebdo – e producendo cartelloni ed elaborati che sono stati donati al poeta israeliano. «Uno strumento che può rappresentarci come esseri umani è la poesia ed i vostri lavori dimostrano che abbiamo ancora una speranza», ha detto. «In Israele ci vivo ed ho scelto di non andarmene. Ci sono guerre ogni due mesi, ma il mio posto è là, in Galilea. È una tragedia, ma anche un dato di fatto con cui convivo”. Infine, la raccomandazione ai ragazzi: «Leggete tanto, l’obiettivo è di diffondere il concetto di pace tra i popoli prima di tutto in noi stessi. La nuova vita ha bisogno di testimonianze come quella ad esempio di Charlie Hebdo, ovunque nel mondo». Questo perché la guerra «non è una lotta tra tribù per avere l’acqua da bere, come in passato, ma la lotta tra capitalisti che sfruttando le tribù vogliono impadronirsi di enormi ricchezze».