Il teatro dei ragazzi di Latina porta in scena lo spettacolo “Canale Mussolini”, tratto dal romanzo di Antonio Pennacchi, per la regia e drammaturgia di Clemente Pernarella. Appuntamento il 21, 22 e 23 gennaio ore 17.30 presso il teatro Cafaro di Latina in via XXI Aprile. Ingresso: 10 euro.
TRAMA
Il racconto denso e complesso che attraversa il romanzo, segnato peraltro da una forte spiritualità, racchiude in sé la storia e la poesia, il sudore, la fatica, le gioie e i dolori, il lavoro degli uomini che, sottratta la terra alle acque, immaginarono e costruirono le loro città. Una famiglia, quella dei Peruzzi, paradigmatica di tutte le famiglie che dal Veneto e dall’Emilia e dal Friuli arrivarono a popolare le paludi Pontine bonificate dal regime fascista. Il racconto di un popolo legato alla ruralità protagonista di una adesione cieca e fiduciosa ad una politica di progresso ed emancipazione, un popolo travolto dagli eventi e felicemente inconsapevole di quanto realmente stava accadendo negli anni. Il racconto di un momento della storia in cui forse il proletariato credette di essere protagonista. Una dittatura che tuttavia ancora stentiamo ad analizzare con serenità e di cui ancora stentiamo ad accettare una matrice socialista che almeno nell’opera delle bonifiche rimane tangibile negli obiettivi prefissatisi e nelle modalità con cui tali obiettivi si perseguirono. Il tema del confronto con il ventennio fascista è un argomento che ancora rappresenta per l’Italia e per gli Italiani la fonte di un dissidio interiore doloroso, un momento della nostra storia non ancora metabolizzato, una zona d’ombra rimossa dall’io collettivo. Il teatro consente l’esperienza diretta e partecipata dell’epopea di una comunità stimolando anche una diversa riflessione su alcuni elementi che, traendo forza dalla profonda carica umana di cui è capace l’autore, beneficiano in scena della materializzazione della forma. Le gesta attraversano l’arco temporale dei cinquanta anni che vanno dal finire dell’ottocento al 1945, periodo in cui si concepisce e arriva a compimento l’impresa che porta alla nascita delle città nuove.
Una epopea clamorosa quella delle genti che abbandonarono i luoghi natii per raggiungere una terra che non conoscevano e dove non avrebbero trovato nulla di familiare. Trentamila persone sbarcate in un luogo e obbligate a ricostruire dal principio ogni relazione antropologica con l’ambiente e con la comunità sociale.
Un racconto che assume toni epici, un mondo ritratto all’inizio della storia. Una comunità ritratta al momento della nascita. In una forma circolare: la cacciata dalla terra natia, la colpa assunta ed espiata, il sacrificio da pagare per raggiungere e conquistare la terra promessa.