TRAMA:
Scritta di getto nel 1948, la commedia è il ritratto di un’Italia che, dietro l’euforia della fine della guerra e della conseguente ricostruzione e dietro le prime avvisaglie del boom economico, cela la difficoltà delle relazioni umane, spesso improntate al sospetto e alla cattiveria. C’è anche una costante incomunicabilità che serpeggia nel testo e che è simboleggiata dal vecchio Zi’ Nicola: convinto dell’impossibilità di essere ascoltato dai propri simili, l’anziano non parla e si esprime soltanto facendo scoppiare mortaretti.
«Eduardo- sottolinea Toni Servillo nelle note di regia– scrive questa commedia sulle macerie della Seconda Guerra Mondiale, ritraendo con acutezza una caduta di valori che avrebbe contraddistinto la società, non solo italiana, per i decenni a venire. Ancora oggi sembra che Alberto Saporito scenda dal palcoscenico per avvicinarsi allo spettatore dicendogli che la vicenda che si sta narrando lo riguarda perché siamo tutti vittime, travolte dall’indifferenza, di un altro dopoguerra mondiale».