Quanto avvenuto sette anni fa su un pulmino per disabili ad Aprilia non sarebbe stata una maledetta fatalità. La caduta rovinosa dal sedile, dopo una brusca frenata, costata la vita a un giovane portatore di handicap sarebbe stata il frutto della grave assenza di cinture di sicurezza su quel mezzo. E quanto avvenuto dopo il dramma, con le indagini in corso, ovvero l’installazione dei dispositivi di sicurezza sul pulmino, non sarebbe stato altro che il tentativo dei manager della Multiservizi, proprietaria del pulmino, di “inquinare le prove”, nascondendo così le proprie responsabilità. Queste sono le convinzioni degli inquirenti romani che, dopo un rimpallo di competenze tra Procure, sono riusciti a ultimare gli accertamenti e a ottenere un processo per quattro imputati, con accuse che vanno dall’omicidio colposo alla frode processuale. All’inizio del 2008, protagonista dell’incidente sul pulmino della Multiservizi, la società municipalizzata del Comune, fu un 29enne di Lanuvio, Diego Dal Poz, che insieme ad altri quel giorno si stava recando nel centro “Giardino dei sorrisi”. Il giovane disabile venne ricoverato nella clinica di Aprilia e poi trasferito a Roma, sottoposto ad alcuni interventi, ma invano. Spirò tre mesi dopo, in un letto dell’ospedale Santo Spirito. Il pm Luigi Fede ha ottenuto un processo per l’autista del pulmino e per tre dirigenti della Multiservizi, sui quali dovrà ora pronunciarsi il giudice del Tribunale di Roma, Andrea Trani. Si tratta del conducente Onofrio Di Principe, dell’allora direttore generale della Multiservizi, Amedeo Avenale, dell’allora commissario straordinario, Rino Savini, entrambi ora tornati alle loro attività e lontani dalla politica attiva, e del responsabile delle risorse umane, Ilvo Silvi, che ancora è impegnato nella Multiservizi. Il processo è iniziato e la prossima udienza è fissata per il 27 marzo. I familiari del giovane disabile deceduto si sono intanto costituiti parte civile, tramite l’avvocato Antonello Madeo, del foro di Roma.
11/01/2015